Mentre il dolce sospiro del prato mi bacia di umido incanto,scorgo tiepido il sole rischiarare i tetti delle piccole  case.
Dei monti innanzi a me sento la paterna carezza,e allora mi incammino verso il bosco,attratto da un antico richiamo a cui nessuno può sottrarsi.
La bellezza di questi luoghi mi sgomenta,così attraverso un declivio verdeggiante giungo al sentiero che al bosco conduce.
Mi ubriaco di mesto silenzio,odo fruscii indistinti,animali selvatici che mi osservano curiosi, o forse sono i mirabili spiriti del bosco?

E facile qui confondersi ed evocare fantastiche creature.

Ma d’un tratto nevica, dolci i fiocchi fluttuano fra i rami posandovisi pesantemente,come vergini bianche dolcemente addormentate su di essi.

Presto Cravegna è coperta da un unico manto, come una candida sposa che indugia fra le braccia dell’inverno.

Esco dal bosco e vedo le case,è bastato poco perché siano completamente sommerse dalla neve,lascio che essa accarezzi anche me, come fosse una dama capricciosa che si prodiga in languide effusioni.

I miei passi affondano nel soffice letto bianco, non importa, poiché so che il morbido tepore di un fuoco presto mi scalderà, so che le fiamme crepitanti baceranno le mie membra fradice di neve fino a farmi addormentare.
Ma prima di entrare in casa, ho un ultima cosa da fare, il bosco mi ha reso assetato, mi fermo innanzi all’antica fontana, dove eterna scorre l’acqua, come mandata da Dio in persona.
Mi chino dinnanzi alla gelida fonte e sento rigenerarsi ogni fibra del mio corpo, è come se stessi attingendo al seno dei monti come un pargolo affamato, è come se la forza della montagna stesse penetrando nel mio petto riarso.
Bevo, senza tregua, fino a che le mie labbra non si intorpidiscono a causa di quella estatica freschezza.
Mi sento un uomo nuovo, colmo di vigore, sono sicuro che è stata la fonte scrosciante a conferirmelo.
Così mi avvio verso il tepore del camino, crogiolandomi nell’abbraccio di Cravegna.

 

Davide Giannicolo