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CRAVEGNA E LA FEDE

ORATORI DI CRAVEGNA
(Tullio Bertamini)

Oratorio delle Selve

Lungo l’antica strada che da Cravegna scendeva a Baceno, in un a piccola conca prativa circondata da boschi di faggio, presso una sorgente di acqua freschissima, sorge l’oratorio della Madonna della Neve.

Oratorio della Madonna delle Neve delle Selve
Oratorio della Madonna delle Neve delle Selve

La tradizione vuole che in questa località, in alcuni documenti detta anche della Guardia o delle Selve di Cagalogna, in tempo di epidemia di peste vi fosse il lazzaretto o il recinto dove erano riuniti i contagiati dalla peste per le necessarie purghe e quarantene, come volevano le norme sanitarie del tempo. Una spia di questa sua destinazione, almeno saltuaria, pare ritrovarsi nello stesso toponimo che indurrebbe a collegarlo con epidemie di tipo dissenterico. Capanne di frasche e tende erano infatti confinate con rigore in luoghi freschi, isolati, e forniti di acqua corrente. Ma anche il quadro che ritroviamo sopra l’altare dell’oratorio delle Selve ripete questa tradizione. Infatti è rappresentata la Madonna della Neve, la cui festa cade il giorno 5 di agosto, proprio nel periodo in cui a causa dei calori estivi sono più facili ad insorgere epidemie di ogni sorta; ed ai lati della Madonna della Neve ritroviamo rappresentati S.Rocco e S.Sebastiano, due santi che si riconoscono tradizionalmente come i protettori dalla peste degli uomini e degli animali.

Non sappiamo in quale esatta circostanza, ma probabilmente in occasione di qualche pestilenza, forse per il voto di alcuni cravegnesi liberati dal morbo, sorse una edicola o cappella dedicata appunto alla Madonna della Neve. Le pestilenze che potrebbero aver dato origine a questa cappella furono quella del 1564 che comparve inizialmente a Baceno, quella del 1612 che ebbe le sue prime vittime ad Uresso di Baceno e soprattutto quella degli anni 1629-1630 che fece maggior numero di vittime in tutta l’Ossola.

Nel 1649 un gruppo di devoti cravegnesi volle trasformare la piccola cappella della Madonna della Neve in un oratorio abbastanza vasto per potervi celebrare la S.Messa e compiervi altre funzioni. A tale scopo, in accordo con il proprio parroco, ne chiesero l’autorizzazione al vescovo, proponendosi anche, con la debita licenza, di Offrire gratuitamente il lavoro nei giorni festivi, “fuori del tempo dei divini officii”, per il trasporto dei materiali e l’effettiva costruzione. I cravegnesi con rescritto del 31 agosto 1649 ottennero risposta favorevole ed il 20 luglio 1650 il vicario generale della diocesi ne approvò il disegno che era stato proposto dal sacerdote don Pietro Paolo Roabbio di Baceno, vicario foraneo della valle Antigorio ed animatore di molte iniziative religiose e civili (1).

I lavori per la costruzione incominciarono subito. Il 9 ottobre 1650 lo scavo delle fondamenta è già terminato ed i materiali al piede della fabbrica: si procede quindi alla posa della prima pietra. Il parroco di Cravegna, don Giambattista Februario, in un vasto concorso di popolo non solo di Cravegna e Viceno, ma anche di Baceno e Crodo, procede alla benedizione della prima pietra e poi di altre che vengono, secondo l’uso del tempo, concesse per la posa ai maggiori offerenti, in una gara di generosità che merita di essere ricordata. Il maggiore oblatore fu Giovanni Savoia che offrì 150 lire ed ebbe l’onore di porre la prima pietra, segnata con una croce; poi Giovanni Guglielmini con l’offerta di 125 lire e Antonio de Magistris con l’oblazione di 75 lire, tutti di Cravegna. In quella occasione furono fatte anche altre cospicue offerte, fra le quali ricordo quella del sacerdote don Giacomo Beltrami che donò un pezzo di prato adiacente all’oratorio per dare al medesimo maggiore accesso e comodità ed in più alcune sacre suppellettili, fra cui una pianeta, una coppia di angeli torciferi in legno dipinto e dorato (2).

Sull’onda di questa generosa iniziativa fu facile giungere alla fine della costruzione. Infatti il 17 maggio 1653 venne fatta la richiesta al vescovo di poter finalmente benedire l’oratorio ormai ultimato. L’incarico fu affidato al vicario foraneo don Pietro Paolo Roabbio, il quale procedette alla solennità del rito il giorno 3 settembre di quello stesso 1653 con il solito concorso di popolo da tutta la Valle Antigorio (3).

Questo oratorio, oltre la festa del giorno 5 agosto della Madonna della Neve, fu centro di iniziative devozionali fino alla metà del secolo scorso. I beni dell’oratorio ed i capitali che ne costituirono la dote furono spesso utilizzati per piccoli prestiti a bassissimo interesse che andarono ad aiutare i valligiani poveri, ma laboriosi, in difficoltà finanziarie.

Quando i beni di questo e di altri oratori furono incamerati e dispersi cessò questo beneficio assieme alla disponibilità di fondi per mantenere l’efficienza del sacro edificio. A questa mancanza di fondi necessari per la manutenzione si aggiunsero in questi ultimi anni i sacrileghi e ripetuti furti di arredi sacri perpetrati da razziatori di materiali per il mercato dell’antiquariato. Quindi ai giorni nostri l’oratorio si trova spoglio e bisognoso di restauri.

L’oratorio della Madonna della Neve di Selve ha un corpo rettangolare da cui aggetta un presbiterio pure rettangolare in buona muratura. L’elegante facciata presenta un portico tetrastilo con colonne di sarizzo locale, da cui si accede mediante la porta principale all’interno dell’oratorio. Due finestre devozionali permettono di vedere all’interno anche quando è chiuso. In alto, sopra il portico, si apre una finestra semicircolare. Il presbiterio ha una volta a piccole ed eleganti velette, mentre il corpo dell’oratorio è coperto da volte a crociera. Il tetto è coperto di piode e sulla facciata si eleva un minuscolo campanile con una campanella. Due altre finestre per lato danno luce all’interno. Una piccola sacrestia aggetta verso settentrione.

Oratorio della Madonna della Neve: affresco sopra l'altare
Oratorio
della Madonna della Neve: affresco sopra l'altare

All’interno notiamo l’alzata dell’altare in stucco che fa da cornice alla immagine della Madonna della Neve con il Bambino in braccio fra i santi Rocco e Sebastiano. L’antico affresco è scomparso. Fu completamente rifatto dal pittore Paolo Raineri di Cannobio nel 1854, il quale vi appose la firma e la data.

  1. Documenti in Archivio parrocchiale di Cravegna.

  2. Documento in Archivio di Oscellana.

  3. Documento in Archivio parrocchiale di Cravegna.

 

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