L’accresciuta
devozione dei Cravegnesi a questa immagine e, probabilmente
l’impegno da parte di quelli che restavano a Bologna, ma
mantenevano con il paese natio continui contatti ed interessi,
condussero al disegno di ingrandire la cappellina della Madonna
della Salera ed anzi di farvi un vero oratorio. Ricorsero perciò i
Cravegnesi al vescovo di Novara per la necessaria autorizzazione,
presentando anche un disegno dell’erigendo oratorio. Fiduciosi
nell’assenso della superiore autorità, chiesero di poter offrire
per tale opera il loro lavoro gratuito nei giorni festivi. E la
risposta, dell’11 maggio 1726, è affermativa (2). Eletti i
sindaci incaricati a raccogliere i
fondi e a dirigere
il lavoro del costruendo oratorio, si procedette alacremente.
Bisogna rendersi conto che in un periodo di tempo in cui tutto si
doveva trasportare a forza di braccia ed a schiena di mulo, non era
piccola opera recarsi a un’ora di strada dal paese per portare
sassi e sabbia, cuocere calce, tagliare la pietra o ricavare delle
colonne dal durissimo sarizzo fortunatamente in abbondanza sul
luogo. Il lavoro procedette talmente in fretta che l’anno seguente
gran parte dell’opera era compiuta. Infatti il 18 settembre 1727
si chiede al vescovo l’autorizzazione a benedire l’oratorio,
osservando che vi si poteva già celebrare la S.Messa, essendo
fornito delle necessarie suppellettili ed, anzi, dotato di un
capitale di 500 lire (3). IL 28 settembre seguente, nella magnifica
conca prativa, si raccolsero in festosa assemblea tutti i Cravegnesi
che avevano così generosamente contribuito alla realizzazione
dell’opera e solennemente, fra canti e preghiere, l’oratorio fu
benedetto ed aperto al culto (4).
Il
Santuario della Madonna della Salera nella sua meravigliosa cornice
alpina
La
devozione crebbe ancora e, man mano che l’oratorio della Salera
veniva completato e rifinito nella decorazione, sorse l’idea di un
Sacro Monte o di un percorso devozionale che, partendo da Cravegna,
raggiungesse il Santuario.
Era
parroco di Cravegna il sacerdote Giovanni Agostino Lamafalcetta il
quale ci riferisce che la parrocchia allora aveva in tutto 132
famiglie per complessive 608 anime, di cui 537 presenti in paese e
71 assenti cioè emigrati per lavoro (5). Si comprende perciò quale
grosso sforzo fu fatto dalla comunità di Cravegna per realizzare
quanto aveva progettato con tanta fede. L’oratorio della Salera fu
finito nel 1729, come appare dalla data posta sopra la porta
maggiore. Nel 1730 fu costruita anche una piccola sacrestia con
locale cantina al di sotto e piccola stanza per il sacerdote al di
sopra.
Nel
1731 si cominciarono a costruire le cappelle che opportunamente
distanziate lungo il percorso dovevano rappresentare i 15 Misteri
del S.Rosario. Non furono tutte elevate in quello stesso anno, ma è
certo che fra il 1731 ed il 1738 furono tutte costruite e
completamente decorate. Si volle anzi sistemare convenientemente il
percorso che fu debitamente allargato e difeso dalle acque di
scorrimento ed in gran parte lastricato di pietra. Era nato un nuovo
Santuario, ma era necessaria un’altra volta l’autorizzazione per
la sua formale erezione. L’8 luglio 1738 fu chiesta la facoltà di
porre lungo la strada che da Cravegna sale al monte di Salera le
singole cappelle di quella che viene impropriamente chiamata Via
Crucis. Secondo le norme questa richiesta venne fatta al Padre
Guardiano del Convento dei Minori Riformati di S. Bernardino di
Intra. Questi risponde che, ottenuta licenza dal vescovo, manderà i
suoi religiosi a piantare le croci sui luoghi destinati alle
cappelle.
Ma
a quell’epoca, tutte le cappelle erano già state costruite e
decorate! Ottenuta tale licenza dal vicario del vescovo di Novara,
con rescritto del 16 luglio 1738, e dal padre Paolo Antonio ministro
provinciale dei Minori Riformati della Provincia di Milano, nonché
l’assenso del vescovo di Novara cardinale Gilberto Borromeo, il
padre Bonaventura da Albizzate, guardiano del convento di
S.Bernardino di Intra, venne a visitare il luogo e, con somma
meraviglia, trovò che tutto era già stato perfettamente realizzato
e che si poteva quindi erigere formalmente il nuovo Sacro Monte; il
che avvenne sempre nel luglio del 1738 (6).
Non
mancarono i Cravegnesi nei secoli seguenti e specialmente nel 1700 e
1800 di recarsi ripetutamente sia in forma privata che pubblica al
Santuario della Salera, spinti dalla divozione alla Madonna e
dall’amenità di un suggestivo paesaggio. La strada sale
lentamente lungo il pendio della montagna offrendo la visione di
tutta la valle Antigorio e soprattutto del sottostante Baceno e dei
monti nevosi del Devero dove svetta, imponente e quasi temibile, il
Cervandone (m. 3213), e poi le valli di Agaro, di Premia e tutte le
alpi di fronte a Cravegna e Crodo verso est.
Quella
pietà che aveva sostenuto i Cravegnesi nella costruzione del Sacro
Monte della Salera, spinse in questo secolo altri, pochi, divoti al
restauro delle cappelle che il tempo, ma soprattutto la stupida
avversione verso la religione, avevano guastato. L’opera di
affrescatura iniziale fu fatta dal pittore vigezzino Giuseppe Mattia
Borgnis di Craveggia. Una fondata tradizione vuole che egli abbia
anche fornito il disegno dell’oratorio e della maggior parte delle
cappelle, di quelle almeno da lui dipinte nel 1731. Il Borgnis
attese probabilmente anche negli anni seguenti alle decorazioni di
queste cappelle, ma quelle datate 1735 paiono piuttosto decorate da
suoi allievi.
Dell’opera
del Borgnis, pagata da un ricco cravegnese risiedente a Ferrara, non
rimangono che poche tracce le quali sono certamente ben poca cosa di
fronte a quello che ci saremmo aspettato, conoscendo quanto egli
aveva fatto per esempio nella decorazione del Santuario della
Madonna della Vita di Mozzio. Mi è quindi parso utile mettere in
nota una descrizione delle medesime cappelle e della chiesa di chi
le vide anteriormente ai restauri fatti in questi ultimi 30 anni
(7). Nell’elenco delle cappelle attuali segnaleremo invece quanto
è rimasto dell’antica pittura e quello che è stato fatto in
seguito.
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