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CRAVEGNA E LA FEDE

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Il percorso al Sacro Monte di Salera

 

 

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CRAVEGNA E LA FEDE

ORATORI DI CRAVEGNA
(Tullio Bertamini)

Il Sacro Monte della Madonna di Salera - parte prima

A quota 1135 metri s.l.m. sul versante settentrionale del monte Cistella una valletta, boscosa e ben nascosta, prende il nome di Salera ed in alcuni documenti anche della Guardia. Ambedue i toponimi stanno a significare che in tempi molto antichi questa valletta o ripiano prativo e circondato da folti boschi era scelta come luogo di difesa e per riunirvi il bestiame in pericolo di essere razziato. Vi si portavano gli uomini di Cravegna a difendere i loro beni più importanti; di lì seguivano al piano le mosse dei razziatori in cerca di preda. Poche baite, alcune ormai diroccate, poco prato lasciato dalla invadenza dei boschi segnano il luogo che ora si può raggiungere sia mediante la vecchia strada che da Cravegna si inoltra lungo le pendici settentrionali della montagna (la strada delle cappelle), sia per la nuova che parte in vicinanza del ponte sull’Alfenza e sale dolcemente a raggiungere i bellissimi alpeggi sotto il Cistella che domina ad occidente.

Oratorio della Salera: la Madonna di S.Luca nella fastosa cornice lignea settecentesca
Oratorio della Salera: la Madonna di S.Luca nella fastosa cornice lignea settecentesca

Nel 1649 un gruppo di Cravegnesi dimoranti a Bologna dove esercitavano proficuamente le loro attività, non sappiamo per quale impulso particolare, volle far costruire una edicola o cappellina in località Salera o della Guardia, facendovi dipingere l’immagine della Madonna di S.Luca grandemente venerata in quella città. Non è raro vedere in Ossola il diffondersi della devozione verso immagini di importazione come quella della B. Vergine di S.Luca. Valga come esempio quello che ha dato il nome al Santuario della B.V. della Vita a Mozzio (1).

L’accresciuta devozione dei Cravegnesi a questa immagine e, probabilmente l’impegno da parte di quelli che restavano a Bologna, ma mantenevano con il paese natio continui contatti ed interessi, condussero al disegno di ingrandire la cappellina della Madonna della Salera ed anzi di farvi un vero oratorio. Ricorsero perciò i Cravegnesi al vescovo di Novara per la necessaria autorizzazione, presentando anche un disegno dell’erigendo oratorio. Fiduciosi nell’assenso della superiore autorità, chiesero di poter offrire per tale opera il loro lavoro gratuito nei giorni festivi. E la risposta, dell’11 maggio 1726, è affermativa (2). Eletti i sindaci incaricati a raccogliere i fondi e a dirigere il lavoro del costruendo oratorio, si procedette alacremente. Bisogna rendersi conto che in un periodo di tempo in cui tutto si doveva trasportare a forza di braccia ed a schiena di mulo, non era piccola opera recarsi a un’ora di strada dal paese per portare sassi e sabbia, cuocere calce, tagliare la pietra o ricavare delle colonne dal durissimo sarizzo fortunatamente in abbondanza sul luogo. Il lavoro procedette talmente in fretta che l’anno seguente gran parte dell’opera era compiuta. Infatti il 18 settembre 1727 si chiede al vescovo l’autorizzazione a benedire l’oratorio, osservando che vi si poteva già celebrare la S.Messa, essendo fornito delle necessarie suppellettili ed, anzi, dotato di un capitale di 500 lire (3). IL 28 settembre seguente, nella magnifica conca prativa, si raccolsero in festosa assemblea tutti i Cravegnesi che avevano così generosamente contribuito alla realizzazione dell’opera e solennemente, fra canti e preghiere, l’oratorio fu benedetto ed aperto al culto (4).

Il Santuario della Madonna della Salera nella sua meravigliosa cornice alpina

Il Santuario della Madonna della Salera nella sua meravigliosa cornice alpina

La devozione crebbe ancora e, man mano che l’oratorio della Salera veniva completato e rifinito nella decorazione, sorse l’idea di un Sacro Monte o di un percorso devozionale che, partendo da Cravegna, raggiungesse il Santuario.

Era parroco di Cravegna il sacerdote Giovanni Agostino Lamafalcetta il quale ci riferisce che la parrocchia allora aveva in tutto 132 famiglie per complessive 608 anime, di cui 537 presenti in paese e 71 assenti cioè emigrati per lavoro (5). Si comprende perciò quale grosso sforzo fu fatto dalla comunità di Cravegna per realizzare quanto aveva progettato con tanta fede. L’oratorio della Salera fu finito nel 1729, come appare dalla data posta sopra la porta maggiore. Nel 1730 fu costruita anche una piccola sacrestia con locale cantina al di sotto e piccola stanza per il sacerdote al di sopra.

Nel 1731 si cominciarono a costruire le cappelle che opportunamente distanziate lungo il percorso dovevano rappresentare i 15 Misteri del S.Rosario. Non furono tutte elevate in quello stesso anno, ma è certo che fra il 1731 ed il 1738 furono tutte costruite e completamente decorate. Si volle anzi sistemare convenientemente il percorso che fu debitamente allargato e difeso dalle acque di scorrimento ed in gran parte lastricato di pietra. Era nato un nuovo Santuario, ma era necessaria un’altra volta l’autorizzazione per la sua formale erezione. L’8 luglio 1738 fu chiesta la facoltà di porre lungo la strada che da Cravegna sale al monte di Salera le singole cappelle di quella che viene impropriamente chiamata Via Crucis. Secondo le norme questa richiesta venne fatta al Padre Guardiano del Convento dei Minori Riformati di S. Bernardino di Intra. Questi risponde che, ottenuta licenza dal vescovo, manderà i suoi religiosi a piantare le croci sui luoghi destinati alle cappelle.

Ma a quell’epoca, tutte le cappelle erano già state costruite e decorate! Ottenuta tale licenza dal vicario del vescovo di Novara, con rescritto del 16 luglio 1738, e dal padre Paolo Antonio ministro provinciale dei Minori Riformati della Provincia di Milano, nonché l’assenso del vescovo di Novara cardinale Gilberto Borromeo, il padre Bonaventura da Albizzate, guardiano del convento di S.Bernardino di Intra, venne a visitare il luogo e, con somma meraviglia, trovò che tutto era già stato perfettamente realizzato e che si poteva quindi erigere formalmente il nuovo Sacro Monte; il che avvenne sempre nel luglio del 1738 (6).

Non mancarono i Cravegnesi nei secoli seguenti e specialmente nel 1700 e 1800 di recarsi ripetutamente sia in forma privata che pubblica al Santuario della Salera, spinti dalla divozione alla Madonna e dall’amenità di un suggestivo paesaggio. La strada sale lentamente lungo il pendio della montagna offrendo la visione di tutta la valle Antigorio e soprattutto del sottostante Baceno e dei monti nevosi del Devero dove svetta, imponente e quasi temibile, il Cervandone (m. 3213), e poi le valli di Agaro, di Premia e tutte le alpi di fronte a Cravegna e Crodo verso est.

Quella pietà che aveva sostenuto i Cravegnesi nella costruzione del Sacro Monte della Salera, spinse in questo secolo altri, pochi, divoti al restauro delle cappelle che il tempo, ma soprattutto la stupida avversione verso la religione, avevano guastato. L’opera di affrescatura iniziale fu fatta dal pittore vigezzino Giuseppe Mattia Borgnis di Craveggia. Una fondata tradizione vuole che egli abbia anche fornito il disegno dell’oratorio e della maggior parte delle cappelle, di quelle almeno da lui dipinte nel 1731. Il Borgnis attese probabilmente anche negli anni seguenti alle decorazioni di queste cappelle, ma quelle datate 1735 paiono piuttosto decorate da suoi allievi.

Dell’opera del Borgnis, pagata da un ricco cravegnese risiedente a Ferrara, non rimangono che poche tracce le quali sono certamente ben poca cosa di fronte a quello che ci saremmo aspettato, conoscendo quanto egli aveva fatto per esempio nella decorazione del Santuario della Madonna della Vita di Mozzio. Mi è quindi parso utile mettere in nota una descrizione delle medesime cappelle e della chiesa di chi le vide anteriormente ai restauri fatti in questi ultimi 30 anni (7). Nell’elenco delle cappelle attuali segnaleremo invece quanto è rimasto dell’antica pittura e quello che è stato fatto in seguito.

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