Ricordo di Don BRANESCHI
La notizia della morte di don Braneschi
mi ha raggiunto ad oltre 600 km. da Mozio. Ho provato un sentimento
di pietà per quest'uomo di 88 anni che ha vissuto la sua vita quassù tra
le montagne. Nato a Baceno nel 1883, divenne prete dopo faticosi studi.
Partecipò anche alla guerra del 1915/18 nei reparti ausiliari della
sanità. Iniziò l'attività sacerdotale a Salecchio per poi scendere a
Cravegna, ove svolse per quasi 60 anni il ministero. Introverso, d'una
cultura varia più che profonda, era una figura caratteristica ed
eccentrica. Diede impulso al turismo degli anni 30: fu anche un pioniere
dell'automobile. Ricordo il suo 50° di messa. Avevo
espresso al vescovo del tempo il desiderio di vedere insignito di un
canonicato onorario don Braneschi, neanche per se stesso, quanto per la
fedeltà a queste povere montagne. Ebbi una risposta cattiva, attribuìta
dal vescovo ai canonici della collegiata domese. Lui non ne seppe mai
nulla. Il vescovo Cambiaghi lo ripagò con un affetto ed una stima non
comuni. È un prete di montagna che se ne va, è un uomo delle nostre
terre che ci lascia. C'è chi ricorda gesti di bontà o di amore verso i
più piccoli; altri la sua ostinazione nel non volere manifestazioni di
saluto e la consegna di una medaglia d'oro da parte del comune quando
lasciò ufficialmente la parrocchia sul finire del 70 e questo anche per
una disonesta lettera, inviatagli anonima secondo lo stile dei vigliacchi,
che tradiva sin troppo chiaramente l'autore. Noi lo ricordiamo così: col
tricorno sdrucito sulla grossa testa, lo sguardo penetrante, la battuta
pronta anche se fatta di sottintesi.
(da «II Valligiano»,
giugno 1971)