CRAVEGNA E LA FEDE
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CRAVEGNA
E LA FEDE LA
LEGGENDA DI S.GIULIO Una antichissima leggenda ossolana vuole che la chiesa parrocchiale di Cravegna sia stata costruita da S. Giulio e dal fratello Giuliano. I fratelli Giulio e Giuliano vennero dalla Grecia in Italia all’epoca dell’imperatore Teodosio, cioè nell’ultimo ventennio del secolo quarto, ad evangelizzare quelle regioni che non avevano ancora conosciuto ed accettato il messaggio cristiano. Erano favoriti dalla nuova legge dell’impero che proibiva ormai i culti pagani e poneva la religione cristiana nella migliore occasione per conquistare tutto l’impero. La conversione dei pagani al Vangelo non doveva però avvenire in modo forzoso, ma graduale e attraverso una convincente predicazione. Monaci orientali e missionari vennero appunto anche nell’Ossola e nelle regioni circonvicine per realizzare quest’opera. E certo che tali missionari ci furono e non abbiamo nessun motivo per rifiutare il fondamento storico della leggenda dei Santi Giulio e Giuliano che appartennero a tal numero. Questi Santi, dopo aver predicato in vari luoghi, scelsero la zona attorno al lago Maggiore, il Cusio e l’Ossola. Seguendo appunto la Leggenda, raccolta nel secolo XII e pubblicata dai Bollandisti, si viene a sapere che Giulio e Giuliano giunsero a Brebbia e vi costruirono una chiesa e, successivamente, attraversato il lago Maggiore, si stabilirono nelle vicinanze dell’Ossola e del lago d’Orta (1). Nella loro permanenza in queste regioni costruirono ben cento chiese o cappelle. Forse è una pia esagerazione, ma contiene certamente un nucleo di verità. Cento chiese sono tante. Tuttavia possiamo ben supporre che rara mente queste avessero dimensioni notevoli;non erano più grandi dei nostri oratori che frequentemente si ritrovano in tutte, anche le più piccole, frazioni dei paesi ossolani. Probabilmente anzi, pochissime furono le costruzioni veramente nuove. E infatti più naturale ammettere che i due Santi costruttori, valendosi del favore delle legge promulgata dall’imperatore Teodosio nell’anno 385, a conclusione della loro predicazione nei singoli paesi tentassero un recupero della religiosità locale guidandola verso la nuova religione. Il paganesimo era infatti agonizzante e non parlava più al popolo come una volta. Tuttavia i centri religiosi, i templi grandi e piccoli, erano ancora frequentati e potevano creare resistenze notevoli alla diffusione del Cristianesimo. Saggiamente quindi alcuni templi e soprattutto le aediculae, cioè le piccole costruzioni sacre dei pagi furono, liberate dagli idoli e dagli altari pagani ed esaugurate cioè consacrate al culto cristiano con nuovi altari e nuovi titoli cioè dedicazioni a Cristo, alla Beata Vergine Maria, agli Apostoli ed ai Santi. Queste esaugurazioni comportavano in generale solo pochi adattamenti e, forse, fra le cento chiese che la leggenda vuole costruite dai Santi Giulio e Giuliano sono intese proprio queste trasformazioni che equivalevano ad altrettante costituzioni di centri di culto cristiano (2). Il canonico di 5. Giulio d’Orta Antonio Maria Bonino, nella sua Vita di S. Giulio pubblicata nel 1721, ci ricorda le tradizioni antiche esistenti in Ossola riguardanti l’opera dei Santi Giulio e Giuliano. Dice espressamente che quella di Cravegna fu la prima chiesa che i due santi fratelli costruirono in Ossola: Giulio con il fratello Giuliano « portossi nell’Ossola, ed in primo luogo si condusse a Cravegna, dove eresse la chiesa parrocchiale » (3). In seguito costruirono la chiesa di S. Maria Maggiore in Val Vigezzo, un oratorio a Druogno, la chiesa di S. Quirico di Calice presso Domodossola ed altre; la chiesa di Gozzano fu la novantesima. Centesima quella dell’isola del lago, dove S.Giulio si era ritirato, liberandola dai famosi serpenti e che dedicò ai S.S. Apostoli. Il canonico Bonino fonda le sue asserzioni sulla « tradizione antica» e sulla «forma dell’antica architettura » delle chiese attribuite ai S.S. fratelli. La chiesa di Cravegna sarebbe dunque la prima costruita dai due Santi nella zona occidentale del lago Maggiore. Sulla attendibilità di questa tradizione raccolta dal Bonino possiamo anche dubitare; ma non ci è lecito negarne l’esistenza. Come poi sia sorta è difficile spiegare se non si accetta la sua attendibilità. D’altra parte siano stati i Santi Giulio e Giuliano od altri è certo che l’Ossola e in particolare la valle Antigorio ed anche Cravegna ebbe i suoi primi missionari evangelizzatori e costruttori di chiese e cappelle. Cravegna infatti è insediamento antichissimo. In epoca romana ebbe un certo sviluppo civile. Lo attestano i reperti archeologici ritrovati in questi ultimi anni. E il dottissimo cardinale Angelo Mai afferma di aver veduto nella frazione Fariolo di Cravegna un sarcofago con iscrizione di epoca romana di cui purtroppo attualmente non si ha alcuna traccia (4). Supposto dunque che S. Giulio abbia costruito una cappella a Cravegna dalle fondamenta od abbia dedicata al culto cristiano una aedicula pagana, liberandola dai segni idolatrici, è anche necessario ammettere che la nuova costruzione avesse un titolo diverso da quello di 5. Giulio. In quell’epoca infatti le chiese erano per lo più dedicate alla Beata Vergine Maria, agli Apostoli od ai Martiri. Di questa dedicazione si è evidentemente perduta la memoria. A puro titolo di ipotesi oserei solo proporre che l’antichissima cappella del seco lo IV fosse stata dedicata a S. Pietro oppure ai S.S. Pietro e Paolo. E infatti costante nella chiesa di Cravegna la devozione a S. Pietro al quale fu sempre intitolato un altare, segno forse questo dell’antica dedicazione della prima chiesa. Che le chiese mutassero i loro titoli è cosa che si sa dalla storia e l’Ossola presenta parecchi casi del genere. Anche la chiesa o cappella che S. Giulio stesso costruì nell’isola del lago di Orta, dedicandola ai S.S. Apostoli, mutò evidentemente il suo titolo assumendo quello di S. Giulio; e questo era già avvenuto nel secolo X, o XI, in occasione evidentemente di una ricostruzione della chiesa. Qualche cosa di simile deve essere avvenuto anche per la chiesa di Cravegna. In un’epoca in cui il culto a S.Giulio si estendeva e si andavano costruendo nuove chiese e si ristrutturavano quelle antiche fatiscenti è possibile e probabile che la tradizione della presenza di S. Giulio a Cravegna abbia indotto i Cravegnesi a dare il nuovo titolo alla loro chiesa nuovamente costruita (5). Quale l’epoca? Poco dopo il fatidico Mille, azzarderei a rispondere, nel momento cioè del forte rin- novamento delle chiese in tutto il mondo cristiano; e anche l’Ossola partecipò a questo entusiasmo nei rifare chiese e cappelle E in questo tempo che si ristrutturarono e in gran parte si rinnovarono le chiese di Masera, S. Maria Maggiore, Coimo, Baceno, ed anche Crodo che vediamo consacrate attorno alla metà del secolo XII. Se questa ipotesi è valida bisogna però concludere che la prima chiesa di Cravegna è del tutto scomparsa. Solo eventuali scavi all’interno di quella attuale potrebbero darci qualche informazione. Si presume infatti che essa si ritrovi nell’area occupata da quella attuale. Ma anche della chiesa romanica, dedicata a S. Giulio, sorta nel secolo XI o XII ci restano ben poche tracce. Anzitutto si deve presumere che avesse un diverso orientamento da quella attuale. Infatti tutte le chiese antiche ossolane, senza eccezione, sono orientate nel la direzione est-ovest e per mantenere questo orientamento spesso si adottavano soluzioni anche complesse, quando invece un diverso orientamento sarebbe stato molto più facile e meno dispendioso. Solo più tardi, nelle ricostruzioni successive, ci si allontanò dalla norma dell’orientamento primitivo stabilendo le nuove costruzioni secondo la maggior comodità. Così vediamo per esempio che la chiesa di 5. Gaudenzio di Baceno, ricostruita in epoca più recente, venne orientata secondo un asse perpendicolare alla precedente per necessità di spazio. Ciò significa dunque che anche la chiesa attuale di S. Giulio di Cravegna ha subito la stessa sorte nella ricostruzione seguita alla precedente fatta nel periodo romanico. Anche di questa dunque solo qual che scavo occasionale o sistematico all’interno della chiesa attuale potrà darci utili indicazioni circa la sua forma e dimensioni. Appartengono comunque alla chiesa romanica alcuni elementi decorativi che furono ricomposti nella costruzione seguente e che vediamo nella facciata della chiesa attuale. Sono essi gli archetti ciechi, ricavati da un’unica pioda, che in numero di 34 decorano la parte superiore del timpano della facciata. Essi furono ricomposti seguendo lo stesso criterio che precedentemente, credo, fu adottato per la chiesa di Baceno, dove hanno analogo intento decorativo ed uguale disegno. Anche l’antico campanile romanico, molto stretto e poco elevato lascia solo una piccola traccia di sè. Stava infatti separato dalla chiesa nel luogo in cui al presente una rinzaffatura, che contrasta con il paramento murario in vivo del resto della attuale facciata della chiesa, ne segna la posizione e la traccia dell’ab battimento. Altre osservazioni, come l’inserimento nella parasta della facciata attuale di protomi in pietra riconducibili ad epoca più recente di quella più propriamente romanica, fanno pensare giustamente, che, contrariamente alle apparenze che potrebbero facilmente trarre in inganno, la chiesa attuale di S. Giulio non è quella romanica, ma fu costruita ex-novo o quasi nel primo ventennio del secolo XVI. |